Gravidanza in adolescenza
Dottoressa Michela Pantano
In un Paese come l’Italia, ai primi posti in Europa per le mamme over 40, dove l’età media del primo figlio si sposta progressivamente in avanti, il fenomeno delle mamme adolescenti rischia di rimanere invisibile.
Tuttavia, più di 10.000 bambini ogni anno nascono da mamme teen. Mamme che incontrano problemi aggiuntivi e specifici rispetto ai tanti problemi che comunemente le madri devono affrontare alla nascita di un figlio.
L’adolescenza e la gravidanza costituiscono infatti due fasi del ciclo vitale della donna molto particolari, delicate e ricche di cambiamenti.
Se vissute contemporaneamente, possono complicare lo sviluppo della persona e comportare delle difficoltà ad accogliere e affrontare la maternità.
Adolescenza, sessualità, gravidanze precoci: alcuni dati epidemiologici
Effetti sulla sintomatologia alimentare.
Il periodo dell’adolescenza, quello cioè compreso tra i 10 e i 19 anni di età, è un periodo di transizione tra l’infanzia e l’età adulta che comporta rilevanti cambiamenti fisici e psicologici associati alla pubertà e alla preparazione per i ruoli, i privilegi e le responsabilità dell’età adulta.
L’adolescenza è anche l’età in cui solitamente inizia l’attività sessuale.
Al riguardo va tenuto presente che, mentre l’età del matrimonio sta spostandosi sempre più avanti, l’età del primo rapporto si sta abbassando. Una rilevante, e crescente nel tempo, percentuale di adolescenti ha oggi un’attività sessuale ben prima della completa maturazione psicofisica e del consolidamento dei rapporti affettivi.
L’HBSC Study (Health Behaviour School aged Children) del 2001-2011 riporta che a 15 anni, in media nei paesi europei, il 28,1% dei ragazzi e il 20,2% delle ragazze ha già avuto rapporti sessuali. Il range risulta comunque molto ampio. Nei maschi esso varia dal 18,0% della Spagna al 47,2% dell’Ucraina; nelle ragazze varia dal 3,6% della Macedonia al 40,4% del Regno Unito.
Per l’Italia il valore nei ragazzi è pari al 27,2% e nelle ragazze al 20,5%.
A dispetto dei dati dell’HBSC Study, molti giovani inoltre usano metodi di controllo della fertilità poco o per nulla efficaci. Secondo l’Osservatorio Nazionale sulle Abitudini Sessuali e i Comportamenti Contraccettivi della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (Sigo), in Italia solo lo 0,3% delle under 19 possiede una buona educazione sessuale e la “prima volta” è senza precauzioni per un adolescente su tre, mentre il 30% continua a sfidare la sorte, senza utilizzare alcun metodo contraccettivo oppure facendo affidamento sul coito interrotto (20%).
Questo pone gli adolescenti, anche per la tipologia delle relazioni tra i sessi, in condizioni di rischio per problemi sessuali e riproduttivi, includendovi le gravidanze precoci, gli aborti volontari con il connesso rischio di gestione non sicura, le malattie infettive sessualmente trasmesse, inclusa l’HIV-AIDS4.
Le statistiche internazionali fanno emergere che il fenomeno delle madri adolescenti è in aumento. Nel mondo ci sono tra i 14 e 15 milioni di madri adolescenti con un’ età compresa tra i 15 e i 19 anni. (Il 10% della popolazione mondiale) (WHO, 2007). I paesi con la più alta percentuale di madri adolescenti sono l’America (7%), l’Inghilterra (6%), l’Austria (5,8%), Canada (3,6%) (Bohr et al., 2011). In Italia sono l’1,77%.
I dati forniti dall’EUROSTAT mostrano che il fenomeno in Italia sia abbastanza circoscritto rispetto al numero totale delle nascite. La percentuale è più consistente nelle regioni del mezzogiorno e delle isole rispetto al resto del paese. In particolare il fenomeno risulta maggiormente diffuso in Sicilia, (1,2%), Puglia (0,8%), Campania (0.8%) Sardegna (0,5%) e Calabria (0,5%).
Per quanto riguarda le regioni del Nord, si è assistito a un aumento delle nascite in adolescenti in Lombardia e in Liguria (0,1-0,3%); questo incremento è probabilmente collegato all’aumentata presenza di donne immigrate: infatti, per quanto concerne la nazionalità, le nascite da madri minorenni sono relativamente più diffuse tra le madri straniere rispetto a quelle italiane.
Nonostante quindi si registri un trend non allarmante e addirittura declinante nei paesi industrializzati, (anche come effetto collaterale dell’aumento dell’istruzione e dell’urbanizzazione e parzialmente delle politiche pubbliche di contesto), il fenomeno delle gravidanze precoci resta di tutto rilievo (Hellerstedt & Radel, 2005; Singh & Darroch, 2000; AGI, 1998).
Gravidanza in adolescenza: fattori di rischio.
La gravidanza in età adolescenziale rappresenta un evento articolato e complesso, dal momento che essa ha luogo in un momento evolutivo in cui la personalità è ancora in corso di strutturazione e in cui il desiderio di gravidanza è solo apparente.
Al di fuori del contesto specifico dei paesi in via di sviluppo dove le consuetudini, il ruolo spesso subalterno della donna, le condizioni di povertà e le difficoltà di accesso all’istruzione e ai servizi sanitari giocano un ruolo rilevante, nei Paesi occidentali, la gravidanza in età così precoce può essere la conseguenza di situazioni molto diverse tra loro.
A volte una gravidanza precoce può essere il frutto di una disinformazione sui metodi contraccettivi, altre volte può essere conseguenza di uno stupro (Wincentak, 2011), altre volte ancora può essere la conseguenza di una volontà inconscia dell’adolescente di colmare un vuoto affettivo attraverso un figlio (De Nisi et al., 2008; Ammaniti et al., 1999).
Una recente revisione sistematica degli studi prodotti nei Paesi dell’Unione Europea ha riportato che le tre condizioni che risultano maggiormente associate a un rischio di gravidanza in età adolescenziale sono:
(SIGO, 2009)
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gli stati di svantaggio socio-economico:
un'alta percentuale di mamme adolescenti vive in uno stato di precarietà sociale ed economica, che spesso le espone a notevoli difficoltà ambientali, come il vivere in aree ad alto tasso di crimine e violenza (Tambelli et al., 2010; Ammaniti et al., 2006; Ammaniti, 2001; Quint et al.,1997).
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problemi di compattezza/ integrità della famiglia d'origine
con ricorrenza in una percentuale rilevante dell’assenza del padre (East et al., 2007; Galambos & Tilton-Weaver, 1998): le mamme adolescenti spesso provengono da famiglie poco supportive, con genitori poco presenti e che non comunicano con i loro figli, con figure genitoriali che non forniscono stabili valori e obiettivi per il futuro e che non riescono ad aiutare i propri figli a discernere quali siano gli aspetti importanti rispetto a ciò che viene proposto dai media e dalle influenze dei pari.
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bassi livelli di istruzione o insuccesso scolastico ( Ammaniti et al, 1991)
Gli studenti che hanno bassi livelli d'istruzione e che presentano un basso profitto e gli adolescenti che hanno abbandonato la scuola, hanno una probabilità 5 volte maggiore d'incorrere in una gravidanza in giovane età.
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problemi comportamentali:
anche gli adolescenti che hanno problemi di comportamento a scuola, che fumano, bevono o fanno uso di sostanze stupefacenti e che si dedicano ad attività delinquenziali, risultano avere un'alta probabilità di diventare genitori; L'adolescente che si trova ad affrontare l'esperienza di una gravidanza, spesso parte quindi già da situazioni a rischio, che la portano a cercare, nel rapporto con l'altro sesso, una possibilità di colmare i vuoti dati dalle situazioni avverse (Oldenhinkel et al., 2011; Jenkins et al., 2005; Klein et al., 2005; Hurlbut et al., 1997).
- gli stati di svantaggio socio-economico:
un’alta percentuale di mamme adolescenti vive in uno stato di precarietà sociale ed economica, che spesso le espone a notevoli difficoltà ambientali, come il vivere in aree ad alto tasso di crimine e violenza (Tambelli et al., 2010; Ammaniti et al., 2006; Ammaniti, 2001; Quint et al.,1997).
- problemi di compattezza/ integrità della famiglia d’origine
con ricorrenza in una percentuale rilevante dell’assenza del padre (East et al., 2007; Galambos & Tilton-Weaver, 1998): le mamme adolescenti spesso provengono da famiglie poco supportive, con genitori poco presenti e che non comunicano con i loro figli, con figure genitoriali che non forniscono stabili valori e obiettivi per il futuro e che non riescono ad aiutare i propri figli a discernere quali siano gli aspetti importanti rispetto a ciò che viene proposto dai media e dalle influenze dei pari.
- bassi livelli d’istruzione o insuccesso scolastico (Ammaniti et al, 1991)
Gli studenti che hanno bassi livelli d’istruzione e che presentano un basso profitto e gli adolescenti che hanno abbandonato la scuola, hanno una probabilità 5 volte maggiore d’incorrere in una gravidanza in giovane età.
problemi comportamentali:
anche gli adolescenti che hanno problemi di comportamento a scuola, che fumano, bevono o fanno uso di sostanze stupefacenti e che si dedicano ad attività delinquenziali, risultano avere un’alta probabilità di diventare genitori; L’adolescente che si trova ad affrontare l’esperienza di una gravidanza, spesso parte quindi già da situazioni a rischio, che la portano a cercare, nel rapporto con l’altro sesso, una possibilità di colmare i vuoti dati dalle situazioni avverse (Oldenhinkel et al., 2011; Jenkins et al., 2005; Klein et al., 2005; Hurlbut et al., 1997).
Altri fattori con un qualche ruolo, ma meno decisivi dei primi sono: una madre che anch’essa aveva sperimentato una gravidanza in adolescenza, rapporti sessuali precoci, uno stile di vita complessivo poco health oriented.
Inoltre, i dati di letteratura riportano una serie di problemi legati alla gravidanza delle giovani adolescenti, ai figli nati da madri adolescenti, e al rapporto madre adolescente-bambino.
Di seguito sono elencati i possibili problemi relativi a queste tre aree:
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Fattori di rischio legati alla madre:
complicazioni ostetriche durante la gravidanza; alto rischio di depressione durante la gravidanza e dopo il parto (Mayberry et al., 2007); maggiori difficoltà lavorative e problematiche d'inserimento nel mondo del lavoro rispetto alle madri con età maggiore (Luong, 2008); bassi livelli d'istruzione e ridotte aspirazioni a livello di carriera o vocazione professionale (Seitz& Apfel1994, ); minor supporto sociale, relazioni instabili con il proprio partner e difficoltà relazionali con amici e la famiglia d'origine (Miller et al., 2003;Moffitt et al., 2002; Whitman et al., 2001): inoltre si viene a sommare, in mancanza di un supporto sociale e da parte del partner, un maggiore stress (Howardetal., 2006; Bunting & McAuley, 2004;Gee & Rhodes, 2003)
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Fattori di rischio legati allo sviluppo del bambino:
maggiori probabilità di nascere prematuri o con basso peso alla nascita (Klein, 2005; Maynard, 1997); durante l'infanzia possono presentare condizioni avverse tra cui problemi respiratori, ritardo mentale e dislessia (Hellerstedt et al., 2002; Coley & Chase-Lansdale, 1998); minor rendimento scolastico (Mayers et al. 2008; Baldwin Cain, 1980); maggiore difficoltà socio-emozionale, bassa autostima e depressione (Whitman et al., 2001), problemi comportamentali, abbandono scolastico (Hubbs-et al., 1994; precoce attività sessuale durante l'adolescenza e maggior probabilità d'incorrere, nelle ragazze, in una gravidanza indesiderata (Jaffeeet al., 2001).
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Fattori di rischio legati alla relazione madre-bambino
le mamme adolescenti vengono descritte più povere rispetto alle madri in età adulta, con minore ricchezza nella comunicazione verbale e non-verbale, con tendenze punitive e con frequente svalutazione delle competenze cognitive, comunicative, e d'interpretazione del temperamento del bambino, considerato difficile. Oppure al contrario possono comparire fenomeni di valutazione esagerata, idealizzata, poco corrispondente alla realtà effettiva del piccolo; l'attaccamento di questi bambini alle giovani madri è di tipo evitante e disorganizzato, come risultato di una scarsa disponibilità sul piano emozionale materno (Boscolo, 2008; Bowlby, 2000; Marcelli & Braconnier, 1999).
- Fattori di rischio legati alla madre:
complicazioni ostetriche durante la gravidanza; alto rischio di depressione durante la gravidanza e dopo il parto (Mayberry et al., 2007); maggiori difficoltà lavorative e problematiche d’inserimento nel mondo del lavoro rispetto alle madri con età maggiore (Luong, 2008); bassi livelli d’istruzione e ridotte aspirazioni a livello di carriera o vocazione professionale (Seitz& Apfel1994, ); minor supporto sociale, relazioni instabili con il proprio partner e difficoltà relazionali con amici e la famiglia d’origine (Miller et al., 2003; Moffitt et al., 2002; Whitman et al., 2001): inoltre si viene a sommare, in mancanza di un supporto sociale e da parte del partner, un maggiore stress (Howardetal., 2006; Bunting & McAuley, 2004;Gee & Rhodes, 2003)
- Fattori di rischio legati allo sviluppo del bambino:
maggiori probabilità di nascere prematuri o con basso peso alla nascita (Klein, 2005; Maynard, 1997); durante l’infanzia possono presentare condizioni avverse tra cui problemi respiratori, ritardo mentale e dislessia (Hellerstedt et al., 2002; Coley & Chase-Lansdale, 1998); minor rendimento scolastico (Mayers et al. 2008; Baldwin Cain, 1980); maggiore difficoltà socio-emozionale, bassa autostima e depressione (Whitman et al., 2001), problemi comportamentali, abbandono scolastico (Hubbs-et al., 1994; precoce attività sessuale durante l’adolescenza e maggior probabilità d’incorrere, nelle ragazze, in una gravidanza indesiderata (Jaffeeet al., 2001).
- Fattori di rischio legati alla relazione madre-bambino:
e mamme adolescenti vengono descritte più povere rispetto alle madri in età adulta, con minore ricchezza nella comunicazione verbale e non-verbale, con tendenze punitive e con frequente svalutazione delle competenze cognitive, comunicative, e d’interpretazione del temperamento del bambino, considerato difficile. Oppure al contrario possono comparire fenomeni di valutazione esagerata, idealizzata, poco corrispondente alla realtà effettiva del piccolo; l’attaccamento di questi bambini alle giovani madri è di tipo evitante e disorganizzato, come risultato di una scarsa disponibilità sul piano emozionale materno (Boscolo, 2008; Bowlby, 2000; Marcelli & Braconnier, 1999).
I rischi legati alla gravidanza di queste giovani madri, con effetti sullo sviluppo del feto, spesso sono legate al fatto che l’adolescente fatica a prendere coscienza della sua gravidanza e consulta tardi un medico.
Vari studi hanno dimostrato come le adolescenti tendono a ricorrere a gravidanza avanzata e poco frequentemente ai servizi materno-infantili, con riflessi negativi sulle cure prenatali e sulla precoce individuazione di condizioni di maggior rischio.
Un’altra area di studi è quella che riguarda le risorse personali delle madri adolescenti. In questo ambito, un fattore sembra soprattutto costituire una variabile determinante per lo sviluppo di un’adeguata competenza genitoriale: la “self individuation”(Ammaniti, 2001), intesa come capacità di potersi differenziare dalla propria madre, sviluppando ambiti di funzionamento autonomo sia dal punto di vista psicologico sia pratico.
La responsabilità di una nuova nascita può essere maggiormente problematica, in questa fase della vita, proprio perché l’adolescente non ha raggiunto ancora la maturità psicologica, non ha terminato il suo processo di separazione-individuazione dalla famiglia e non ha risolto i propri conflitti infantili.
Oltre a incorrere in diversi fattori di rischio, legati al proprio status, il genitore adolescente si ritrova la responsabilità di guidare il proprio bambino nel suo sviluppo evolutivo, prima ancora di aver avuto l’opportunità di maturare/sviluppare un’identità autonoma (Bohr et al., 2011). L’assenza di tale capacità può comportare l’utilizzazione di modalità adesive e confusive ne’ambito della relazione con la figura materna, modalità che tenderanno ad essere utilizzate anche nell’interazione con il proprio figlio.
Tra i fattori di possibile rischio che riguardano le risorse personali, si collocano anche l’assenza di adeguate capacità intellettive materne, che può comportare una mancanza di conoscenze e di aspettative realistiche per il figlio, e bassi livelli di autostima e di orientamento verso la maternità.
Vengono infine segnalati problemi legati alla salute mentale.
Rispetto a questa ultima area, molti studi hanno evidenziato le serie conseguenze della depressione materna (Mayberry et al., 2007; Mammen et al., 2003; Block & Robins, 1993; McCarthy & Hoge, 1982), comportando questa un ritiro e una non risposta ai segnali e alle richieste infantili, tali da determinare nei bambini consistenti problemi.
L’attaccamento di questi bambini alle giovani madri è di tipo evitante e disorganizzato, come risultato di una scarsa disponibilità sul piano emozionale materno (Riva Crugnola et al., 2011; Boscolo, 2008; Bowlby, 2000; Marcelli & Braconnier, 1999).
Adolescenza e maternità: coniugazione possibile?
Non possiamo non sottolineare, nuovamente, come le gravidanze adolescenziali siano un evento articolato e complesso, che può ostacolare e influenzare un armonioso sviluppo della personalità. Tutti gli autori sono concordi nel ritenere l’adolescenza come un periodo di costruzione di una nuova immagine di sé e di una nuova identità.
In questo periodo, l’adolescente attraversa periodi di ricerca di figure identificatorie e di sperimentazione con gli oggetti del mondo reale e della fantasia. È questo il periodo in cui il giovane sperimenta una forte ambivalenza nei confronti delle figure genitoriali, che vengono rifiutate o al contrario idealizzate. Come è noto, sarà l’identificazione con il genitore dello stesso sesso a permettere all’adolescente di raggiungere un’identità sessuale matura e una più stabile e articolata rappresentazione degli oggetti e del sé.
Queste trasformazioni sono talvolta fonte di ansia e spesso assumono un carattere traumatico, per cui l’adolescente può cercare di esorcizzarle attraverso varie strategie, che talvolta possono assumere anche caratteri drammatici, come in alcune forme di acting-out.
In tal senso il conflitto interiore viene sperimentato come conflitto tra l’individuo e il suo ambiente: esso viene esteriorizzato. Così la concretezza dell’azione prende il posto dell’adempimento di un compito evolutivo.
In casi estremi, la rottura violenta con l’infanzia e con la continuità familiare, potrebbero essere indice di una fuga da una potente spinta regressiva verso la dipendenza, la sicurezza, il benessere e le gratificazioni infantili.
Per molti adolescenti la rottura violenta e l’opposizione manifesta costituiscono un rinvio, una posizione di fermo finché non si rimette in moto lo sviluppo progressivo; per altri invece, diventa un modo di vita.
Spesso le situazioni conflittuali che possono dare vita agli “agiti” non sono solo causate dai cambiamenti legati alle dinamiche proprie dell’ adolescenza, ma possono anche essere l’espressione della necessità di un cambiamento legato alla fase maturativa precedente, a nuclei emotivi non elaborati e pertanto problematici.
All’interno di questo ultimo pensiero trovano spazio quelle che vengono considerate le problematiche legate alla gravidanza minorile, soprattutto quando essa rappresenta un segnale agito nei confronti della relazione con la figura materna.
L’adolescente può andare incontro, in questi casi, a un grande rischio: infatti non avendo completato il processo di costruzione di una nuova immagine corporea, dovuta ai cambiamenti tipici della pubertà, si trova sottoposta a un altro periodo di disorganizzazione, in questo caso prodotto dalla gravidanza, che invece di contribuire all’elaborazione di un’identità nuova e separata, la potrà inibire o rendere più complessa.
La “crisi narcisistica” legata al constatare che il proprio corpo è deformato dalla gravidanza viene vissuto da queste ragazze più intensamente, per l’importanza che l’immagine del corpo ha, nell’adolescenza, per la rappresentazione di sé.
D’altra parte proprio l’aumentato narcisismo, tipico dell’adolescenza, inteso come ipervalutazione e intensificazione del sé, può rendere più difficile il cambiamento nella rappresentazione del sé determinato dalla gravidanza.
L’adolescente, proprio per la complessa fase evolutiva che attraversa, potrà incontrare difficoltà emotive non solo a elaborare una rappresentazione del bambino, ma anche a considerarlo parte di sé e altro da sé e, infine, a tollerare la separazione al momento del parto. In tal senso, affinché la ragazza possa vivere la maternità come un fine desiderato, è necessario che abbia raggiunto una identificazione con la propria madre e abbia superato quella situazione ambivalente tipica dell’adolescenza, in cui l’adolescente è combattuta tra la tendenza a separarsi e quella di riconsegnarsi a lei.
La gravidanza in giovane età potrebbe essere, quindi, il frutto di rapporti sessuali che vogliono soltanto esprimere la ribellione della ragazza nei confronti delle restrizioni materne, oppure la ricerca di quella tenerezza che le è venuta a mancare proprio da parte della madre.
Può anche rappresentare a volte il tentativo di ricalcare il modello materno, di ricreare con il proprio figlio il legame infantile di tipo simbiotico avuto con la propria madre; o può anche esprimere il desiderio di compensare un vuoto d’identità, “essere qualcuno” o meglio di “avere qualcosa di proprio”: così da stabilire una relazione legata al senso di possesso del figlio.
In riferimento a questo pensiero, appare utile citare H. Deutsch (1925); l’autrice afferma che le ragazze così giovani, benché parlino molto spesso del loro desiderio di avere dei bambini, siano incapaci di assumersi una piena responsabilità materna. Ella infatti, sostiene che il vero sentimento materno richiede un’energia dell’Io che la ragazza, proprio per la fase evolutiva che sta vivendo, non ha ancora raggiunto.
Nei casi in cui, però, il desiderio inconscio di avere un bambino si dimostra più forte delle inibizioni, allora la ragazza è facilmente portata a diventare madre biologicamente, ma non ad affrontare la situazione in modo maturo, perché non ancora capace, psicologicamente, di assumere la funzione materna.
Anche la Deutsch sottolinea l’importanza del rapporto di queste ragazze con le proprie madri: in molti casi di gravidanze adolescenziali, le ragazze potrebbero essere definite “aiuto-madri”, infatti esse amano e si preoccupano dei loro bambini, a patto però che la vera responsabilità sia nelle mani di una persona adulta e, nella fattispecie, della propria madre.
Una maternità precoce può essere molto problematica per una giovane, la cui personalità, non ancora giunta a completa maturazione, verrebbe gravemente compromessa; infatti uno dei rischi maggiori è che le tendenze regressive, che emergono con la gravidanza vadano a sovrapporsi a quelle proprie dell’adolescenza, bloccando lo sviluppo psicologico ed emotivo della ragazza, lasciandola per così dire, in uno stato d’immaturità e infantilismo psichico.
È d’altra parte vero, secondo l’autrice, che possa esserci la possibilità di una maturazione tardiva che avviene durante la gravidanza e dopo la nascita del bambino; ma anche in questi casi emerge il bisogno da parte della ragazza di una repentina identificazione con una persona investita di autorità che possa supportare il suo debole io.
Di degno interesse su questo argomento risulta essere anche il contributo offerto da Dora Pines (1985). Anche questa autrice ha messo in evidenza quanto sia importante il rapporto di una donna in gravidanza, ma nel caso specifico di un’adolescente, con sua madre. La Pines ritiene che un’esperienza sufficientemente buona con la propria madre permetta alla donna, attraverso la temporanea regressione connessa alla gravidanza, d’identificarsi con una madre onnipotente e fertile, e contemporaneamente con se stessa bambina, realizzando in tal modo una maturazione e una crescita del sé.
Tale processo è reso più complesso nelle gravidanze adolescenziali, in cui oltre alle tendenze regressive della gravidanza, coesistono quelle tipiche dell’adolescenza, che sommandosi potrebbero inibire lo sviluppo psicologico ed emotivo della ragazza. L’adolescente, nel tentativo di affrontare la rinuncia alla dipendenza dalla madre e l’identificazione con lei attraverso la gravidanza, potrebbe subire un arresto nel processo di separazione-individuazione per l’acquisizione di una definitiva identità femminile e materna.
È proprio in relazione a questa identificazione con la propria madre che appare particolarmente importante la distinzione tra desiderio di maternità e desiderio di gravidanza, proposto dalla Pines; infatti all’interno delle gravidanze adolescenziali, secondo la Pines, appare in primo piano proprio questo secondo, in cui il bisogno narcisistico di provare che il proprio corpo funziona esattamente come quello della propria madre, prevale sull’investimento emotivo nei confronti del bambino e quindi sulla disponibilità a occuparsi e prendersi cura di lui, così come accade nel desiderio “più maturo” di maternità.
È probabile che, anche nella migliore delle situazioni contingenti a una gravidanza precoce, appaia inevitabile domandarsi se non sia un paradosso parlare di genitorialità in adolescenza. A tal proposito può essere utile citare l’intervento di A. Maltese (1994) sull’argomento.
L’autrice si riferisce alla genitorialità come a una “dimensione complessa, processuale e dinamica, che affonda le sue radici nel costituirsi dell’identità stessa dell’individuo” e che riguarda “l’edificare il sé, l’essere persona nella realizzazione progressiva della propria genitalità.”
Mentre queste trasformazioni sono più concrete e rappresentabili in un adulto, in un adolescente risultano essere, ancora per così dire, in “costruzione”. È vero che l’adolescente può vivere delle intense storie affettive e avere degli incontri sessuali con l’altro sesso, ma esse non hanno lo stesso significato che hanno per la persona adulta. Infatti se si riflette sul vissuto che sottende il rapporto amoroso fra adolescenti, il partner spesso rappresenta “un’immagine narcisistica, un doppio da sé a cui solo molto più tardi, alla fine dell’adolescenza e spesso anche dopo, può essere riconosciuto lo statuto di persona, come è in una coppia genitale, lo statuto cioè di oggetto, non solo di sesso diverso e fonte di piacere, ma di oggetto separato e autonomo da sé con una propria identità”.
Molte volte, inoltre, dice l’autrice, la prematurità dei rapporti sessuali tra gli adolescenti rappresenta una fuga nell’agire, volta a evacuare i fantasmi inaccettabili mobilitati dalla pubertà; questi rapporti testimonierebbero la difficoltà della mente adolescente a coniugare corpo infantile e corpo pubere, e a rappresentarsi nella nuova immagine genitale.
Queste situazioni frequentemente esprimono un tentativo di soluzione precoce ai problemi di sviluppo, dove l’accoppiamento, e anche il concepimento, aprono la strada all’aborto dei processi di sviluppo emotivo più che alla loro maturazione. Ciò che mette in luce l’autrice, è che la genitorialità sia una dimensione interna, insita nel funzionamento della vita psichica dell’individuo, che necessita un complesso processo maturativo presupposto questo indispensabile alla realizzazione della vita di coppia e all’essere genitori.
È per questo che appare particolarmente complesso, quasi impossibile, trovare nella dimensione mentale dell’adolescente quelle esperienze psichiche che predispongono al costituirsi del senso d’intimità, di fiducia, di affidabilità prima con se stesso e poi con gli altri. L’autrice conclude affermando che, solo quando una persona riconoscerà l’altro come essere separato e autonomo, sarà possibile per questa predisporsi a diventare genitore, potrà raggiungere la capacità di rappresentarsi un figlio come altro da sé: potendolo così aiutare a crescere, conoscersi, differenziarsi e procrearsi, per scegliere a sua volta di essere creativo in forme e modi originali e autonomi da chi lo ha generato.
Quali sono gli interventi possibili?
Come si è visto dai dati fin qui riportati, per le mamme adolescenti la nascita di un figlio comporta diverse problematiche, sia sociali e ambientali che intrapsichiche.
Queste giovani ragazze partono spesso da condizioni economiche svantaggiate, e l’evento gravidanza le costringe quasi sempre a interrompere il percorso scolastico, ad abbandonare le relazioni con i coetanei, a una difficoltà profonda nell’individuare strade d’inserimento sociale e lavorativo per il futuro.
La famiglia di origine assume in molti casi un ruolo fondamentale. Se da un lato questo legame rappresenta un sostegno indispensabile nel percorso di crescita dei due minori, mamma e bambino, dall’altra parte, come sottolineano diversi autori, esso tende ad assumere talvolta un ruolo dominante e a complicare il percorso di raggiungimento di un’autonomia, ostacolando il superamento dei compiti evolutivi connessi all’adolescenza.
Nel mondo delle mamme teen vi sono poi situazioni particolarmente critiche da considerare. È il caso del gruppo – limitato come numero ma comunque presente – delle ragazzine che diventano mamme prima di aver compiuto i sedici anni e che vivono dunque l’esperienza della maternità in una fase certamente prematura del loro sviluppo, non solo relativamente ai canoni attuali delle società avanzate, ma in senso assoluto. È il caso, poi, di quelle gravidanze precoci che si verificano in contesti di assoluta marginalità e degrado, di violenza domestica o di sfruttamento a fini sessuali.
In queste circostanze, talvolta, è proprio la gravidanza l’elemento rivelatore di situazioni di abuso già in atto da tempo.
È necessario dunque rafforzare la rete di protezione nei confronti delle ragazze che diventano mamme, con interventi specifici di sostegno.
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La formazione degli operatori.
Attivare corsi di formazione ad hoc per gli operatori dei servizi che vengono a contatto con le mamme adolescenti, in modo che acquisiscano competenze adeguate a relazionarsi con questo particolare target, tenendo anche conto che il contesto di provenienza delle ragazze può essere multiproblematico e quindi coinvolgere vari aspetti della loro vita.
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Una figura professionale di riferimento.
Individuare all’interno dei servizi una figura professionale che prenda in carico con continuità la giovane mamma, sappia orientarla nella variegata offerta di servizi e la supporti nella rielaborazione del proprio vissuto, onde evitare che possano riproporsi altre gravidanze non attese con le stesse modalità.
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Interventi domiciliari (home visiting).
Attivare interventi domiciliari, con un rapporto diretto tra gli operatori e le giovani mamme, per facilitare lo svincolo dalla famiglia di origine, rendere le mamme più autonome nell’accudimento del bambino, aumentare la loro autostima sul fatto di poter fornire adeguate cure parentali, prevenire il riproporsi delle medesime circostanze e infine favorire la nascita, in corso di accompagnamento, di nuove relazioni.
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Servizi sanitari a misura delle giovani mamme.
Sviluppare e implementare protocolli medici specifici per la cura e il trattamento delle mamme, in modo da poter meglio affrontare i problemi e i rischi per la gravidanza e il parto direttamente correlati alla giovane età delle gestanti;
- La formazione degli operatori.
Attivare corsi di formazione ad hoc per gli operatori dei servizi che vengono a contatto con le mamme adolescenti, in modo che acquisiscano competenze adeguate a relazionarsi con questo particolare target, tenendo anche conto che il contesto di provenienza delle ragazze può essere multiproblematico e quindi coinvolgere vari aspetti della loro vita.
- Una figura professionale di riferimento.
Individuare all’interno dei servizi una figura professionale che prenda in carico con continuità la giovane mamma, sappia orientarla nella variegata offerta di servizi e la supporti nella rielaborazione del proprio vissuto, onde evitare che possano riproporsi altre gravidanze non attese con le stesse modalità.
- Interventi domiciliari (home visiting).
Attivare interventi domiciliari, con un rapporto diretto tra gli operatori e le giovani mamme, per facilitare lo svincolo dalla famiglia di origine, rendere le mamme più autonome nell’accudimento del bambino, aumentare la loro autostima sul fatto di poter fornire adeguate cure parentali, prevenire il riproporsi delle medesime circostanze e infine favorire la nascita, in corso di accompagnamento, di nuove relazioni.
- Servizi sanitari a misura delle giovani mamme.
Sviluppare e implementare protocolli medici specifici per la cura e il trattamento delle mamme, in modo da poter meglio affrontare i problemi e i rischi per la gravidanza e il parto direttamente correlati alla giovane età delle gestanti;
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Sostegno all’autonomia lavorativa e abitativa.
Prevedere percorsi agevolati per le giovani mamme in riferimento all’assegnazione di alloggi (anche attraverso forme di social housing) e procedure semplificate per l’iscrizione e la frequenza a corsi professionalizzanti, che consentano alle giovani mamme di rendersi economicamente indipendenti dalle proprie famiglie di origine.
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Mamme di origine straniera.
La gravidanza precoce in situazione migratoria assume significati complessi e deve essere presa in carico con modalità attente al versante transculturale. È necessario che gli operatori che si occupano di questa materia abbiano una formazione specifica, almeno a grandi linee, sui temi fondamentali della clinica transculturale, per poter superare i pregiudizi e aprire l’orizzonte verso altre possibili rappresentazioni culturali. In questo modo, l’intervento degli operatori e dei servizi risulta essere più efficace e maggiormente rispondente alle reali esigenze. È necessario anche poter contare sul supporto di mediatrici culturali adeguatamente formate e adoperarsi per far conoscere i diritti e agevolare i percorsi amministrativi per le mamme straniere non in regola con i permessi di soggiorno.
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Intervento sociale.
Come si è detto, una gravidanza precoce può essere indicativa di una situazione problematica più profonda. È necessario dunque che gli operatori che entrano a contatto con l'adolescente, prestino la massima attenzione nell’individuare possibili elementi di criticità da approfondire per attivare eventuali interventi di protezione.
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Prevenzione.
Programmare interventi di prevenzione della maternità precoce con progetti di educazione sessuale e socio-affettiva. Per raggiungere un target diffuso di adolescenti a rischio, risulta importante ideare e realizzare progetti di questo tipo sia nelle scuole sia in luoghi di aggregazione di quartiere, dove è possibile entrare in contatto con quegli adolescenti che hanno abbandonato le strutture scolastiche.
- Sostegno all’autonomia lavorativa e abitativa.
Prevedere percorsi agevolati per le giovani mamme in riferimento all’assegnazione di alloggi (anche attraverso forme di social housing) e procedure semplificate per l’iscrizione e la frequenza a corsi professionalizzanti, che consentano alle giovani mamme di rendersi economicamente indipendenti dalle proprie famiglie di origine.
- Mamme di origine straniera.
La gravidanza precoce in situazione migratoria assume significati complessi e deve essere presa in carico con modalità attente al versante transculturale. È necessario che gli operatori che si occupano di questa materia abbiano una formazione specifica, almeno a grandi linee, sui temi fondamentali della clinica transculturale, per poter superare i pregiudizi e aprire l’orizzonte verso altre possibili rappresentazioni culturali. In questo modo, l’intervento degli operatori e dei servizi risulta essere più efficace e maggiormente rispondente alle reali esigenze. È necessario anche poter contare sul supporto di mediatrici culturali adeguatamente formate e adoperarsi per far conoscere i diritti e agevolare i percorsi amministrativi per le mamme straniere non in regola con i permessi di soggiorno.
- Intervento sociale.
Come si è detto, una gravidanza precoce può essere indicativa di una situazione problematica più profonda. È necessario dunque che gli operatori che entrano a contatto con l’adolescente, prestino la massima attenzione nell’individuare possibili elementi di criticità da approfondire per attivare eventuali interventi di protezione.
- Prevenzione.
Programmare interventi di prevenzione della maternità precoce con progetti di educazione sessuale e socio-affettiva. Per raggiungere un target diffuso di adolescenti a rischio, risulta importante ideare e realizzare progetti di questo tipo sia nelle scuole sia in luoghi di aggregazione di quartiere, dove è possibile entrare in contatto con quegli adolescenti che hanno abbandonato le strutture scolastiche.
La situazione di particolare vulnerabilità delle mamme adolescenti va naturalmente inserita nel quadro più ampio della condizione delle madri in Italia. Per molte donne diventare madri significa affrontare problemi rilevanti dal punto di vista lavorativo e in ogni altro aspetto della vita quotidiana.
L’Italia ha un primato negativo in Europa per il tasso di occupazione femminile e la mancanza di una rete diffusa di servizi per l’infanzia – a partire dagli asili nido – rende ancora più complessa la situazione.
Sono più di un milione le mamme che, in Italia, vivono in condizioni di povertà. Occorre urgentemente invertire la rotta, non solo per garantire un adeguato sostegno alle mamme più vulnerabili – come le mamme teen – ma per assicurare a tutte le donne il diritto di vivere la maternità senza subire contraccolpi sul piano lavorativo e sociale. Per fare questo, è indispensabile un intervento su più livelli: dalle politiche per l’occupazione a quelle abitative, dalla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro alla condivisione di responsabilità con i padri, dall’adeguamento dei servizi per la prima infanzia al rafforzamento degli interventi domiciliari per una presa in carico continuativa e personalizzata quando necessario.
Anche nei contesti più critici, le storie di tante mamme sono caratterizzate da una capacità di resistenza fuori dal comune e da un forte orientamento al futuro. Occorre che le politiche, ad ogni livello, tengano conto di tutto questo, non considerando le mamme – nel migliore dei casi – mere beneficiarie di assistenza, ma soggetti attivi, con risorse e competenze da scoprire e far valere.
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